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L'Asia Meridionale e Sud-Orientale
La regione indiana è tanto vasta e varia, e ben distinta dal resto dell'Asia, che spesso viene definita un subcontinente. Con un grande arco, i monti ne segnano il confine continentale, dai Monti Kirtar e Suleiman (o Solimano) ad occidente, alle catene del Karakorùm e dell'Himàlaia a nord, e alle catene del Monti Paktai e dell'Aracàn a est.
Mentre gli altri sistemi montuosi non sono molto elevati, le catene del Karakorùm e dell'Himàlaia si alzano dalla pianura con una prima fascia piuttosto modesta, ma in poche decine di km raggiungono le massime altitudini della Terra, con molte cime superiori a 7 e anche 8 mila metri, ghiacciai che superano anche i 50 km di lunghezza e che hanno conferito a tutto il rilievo un'inconfondibile fisionomia.
I maggiori ghiacciai non si trovano come sulle Alpi sul versante settentrionale meno esposto al sole, ma su quello meridionale, battuto dai monsoni e perciò più ricco di precipitazioni.
Poiché più a nord si estendono per centinaia di km le alte terre del Transhimàlaia, del Tibet e del Cuèn-lun, le catene settentrionali hanno sempre rappresentato per la regione indiana un fattore di isolamento.
A sud la regione indiana avanza nell'Oceano con la caratteristica penisola triangolare e la grande isola di Ceylon. I bordi della penisola sono occupati dalle catene montuose dei Gati Occidentali e Orientali, più elevati quelli (m 2695 verso il vertice meridionale della penisola) e più vicini alla costa, la quale resta piuttosto isolata, mentre tra i Gati Orientali e il Golfo di Bengala si estende una fascia pianeggiante di 50-100 km di larghezza, con numerose lagune costiere e delta fluviali.
Tra i Gati e la base della penisola, segnata dai Monti Vìndhia, si trova l'altipiano del Deccàn, inclinato verso est, come mostra la direzione dei corsi d'acqua. Lo costituiscono rocce antichissime e, a nord-est, espansioni vulcaniche, in gran parte spianate dall'erosione e incise profondamente dai fiumi, i quali hanno generalmente regime torrentizio. Come si è accennato, si dirigono tutti verso est, eccetto il Narbada e il Tapti, che sfociano nel profondo Golfo di Cambày.
Tra l'altipiano del Deccàn e le catene himalaiane, i fiumi hanno colmato la Pianura Indogangetica, allo stesso modo che i fiumi alpini e appenninici hanno costruito la Pianura Padana.
Il nome deriva dai due maggiori fiumi, l'Indo e il Gange, i cui bacini sono separati da una soglia di meno di 300 m di altitudine. Presso di essa sorge Delhi.
L'Indo, il Brahmaputra e il Gange, i tre maggiori fiumi indiani, nascono a non grande distanza l'uno dall'altro nella zona centrale dell'Himàlaia. Mentre il Gange scende subito al bassopiano, i primi due corrono, in direzioni opposte, lungo il versante settentrionale della catena, finché piegano bruscamente con essa verso sud e vanno a sfociare nell'oceano ai due lati della penisola.
Il profilo dell'Asia attorno all'87° meridiano di longitudine Est mostra l'isolamento della Regione Indiana rispetto al resto del continente, l'affossamento dei bacini centrali e la piattezza della Siberia centro-occidentale. Si noti che le scale di riduzione sono due, una per le distanza, una per le altitudini.
L'Indo, il più lungo (3180 km), nel corso superiore e medio è ricco di acque; riceve dalla sinistra alcuni notevoli affluenti, il principale dei quali, il Sutlej, nasce poco lontano dalle sorgenti del Brahmaputra. Da essi sono derivati i numerosissimi canali che irrigano la regione del Pangiàb, una delle più ricche e popolate dell'India. Nel corso inferiore invece l'Indo si impoverisce nell'attraversare le regioni aride e spesso semidesertiche del Thar e del Sind: i numerosi rami del delta col quale il fiume sfocia nell'Oceano, fuori della stagione delle piogge, sono in buona parte secchi.
Il Brahmaputra e il Gange hanno regime più regolare perchè sono alimentati da numerosi affluenti himalaiani e scorrono in zone climatiche più umide. Nel Bengala i due fiumi uniscono le acque in un immenso delta (45 mila kmq).
Il delta non avanza nel mare come quelli di altri fiumi asiatici, perché il flusso e il riflusso delle maree annulla l'accumulo dei detriti. La zona litoranea che resta coperta dalle acque alte della marea, è occupata da una densa foresta di mangrovie, di piante cioè ad alto fusto e sempreverdi, le cui radici, durante la bassa marea, restano in parte scoperte e mostrano di servire oltre che ad alimentare le piante, anche a sostenerne come puntelli l'incerto equilibrio.
Formazioni di ghiaccio sul ghiacciaio del Monte Everest, la più alta vetta del mondo (m 8848), scalata per la prima volta nel 1953.
L'estremo Oriente
I dati che riguardano la Cina sono, come quelli dell'India, dell'ordine di grandezza dei continenti: circa 5000 km di larghezza nel senso dei paralleli e 3000 km nel senso dei meridiani, quasi 10 milioni di kmq di superficie.
Se si trascurano le minori articolazioni, lo sviluppo costiero della Cina è inferiore a quello italiano: infatti costituisce una massa compatta, dalla quale emergono a nord solo le due penisole del Liao-tung e dello Scian-tung e a sud quella di Loi-ciu; delle due grandi isole cinesi solo Hai-nan appartiene alla Cina mentre Formosa è attualmente indipendente.
La Cina è anche relativamente isolata rispetto agli Stati confinanti, dai quali la dividono regioni impervie o desertiche.
Le carte geografiche della Cina, anche se sono a piccola scala, presentano una linea a "greca" con andamento irregolare grosso modo a cavallo del 39° parallelo, la quale dalla costa ad est di Pechino si spinge fino alle impervie montagne del Cuèn-lun: è la famosa Grande Muraglia, la ciclopica opera difensiva che, comprese le diramazioni, si allunga per oltre 5000 km fin dove l'asprezza del rilievo è, da sola, sufficiente difesa. Essa può considerarsi linea di confine settentrionale tra la Cina propriamente detta e le regioni periferiche, che per diversi aspetti se ne distinguono: il Tibet, il Sin-kiang, il Deserto dei Gobi, la Mongòlia interna e la Manciuria.
I monti dove finisce la Grande Muraglia costituiscono le prime propaggini di quella chiostra di vette spesso superiori ai 7-8000 metri, che chiudono il Tibet, la più vasta estensione di alte terre del mondo ( circa 3 milioni di kmq, quasi 1/3 dell'intera Cina, a livello sempre superiore ai 4-5000 metri): a nord i fasci di catene dell'Altìn-tag e del Nan-sciàn, a ovest il Pamìr e il Caracorùm, a sud l'Himàlaia, a est le catene che scendono all'Altipiano dello Yun-nan, nelle quali si trova la più alta vetta tutta cinese, il Minya Komka (m 7590).
A nord del Tibet si estendono il Sin-kiàng e la Zungarìa, separati dalla catena del Tian-sciàn, nella quale non lontano da vette alte 6000 metri, si trova una depressione di 287 m sotto il livello del mare. Nel Sin-kiàng, a nord del deserto di Taklà Macàn, scorre il fiume Tarìm , le cui acque solo durante le maggiori piene riescono a raggiungere il Lago Lob Nor, chiuso e salato.
Dopo il Sin-kiang troviamo una regione non meno desolata: il Deserto dei Gobi. E' costituito da lievi ondulazioni con conche pianeggianti (chiamata gobi), coperte di sabbia e qualche volta occupate da laghi salati o da una rada vegetazione stentata. I venti vi soffiano violentissimi e trasportano lontano nuvole immense di sabbia gialla polverosa.
La Grande Muraglia, lunga 6 mila km, alta da 5 a 15 metri, larga 7 metri alla base e 4 in alto, merlata sul lato esterno, separa dal III secolo a.C. la fertile e civile Cina agricola dall'arida Mongolia popolata da pastori nomadi.
L'Impero del Sol Levante
Le quattro isole maggiori dellArcipelago Giapponese sono, da nord, Hokkaido (o Yeso), Honsciù (o Hondo), la quale da sola occupa 231 mila kmq, Scikoku e Kiùsciù; esse sono separate da brevi canali (meno di 4 km tra Kiùsciù e Honsciù e meno di 20 tra questa e Hokkaido) e contornate da una miriade di isolette.
Nel complesso l'Arcipelago Giapponese forma uno dei tanti archi insulari già notati, che si stendono paralleli alle coste del continente asiatico con la convessità rivolta all'Oceano Pacifico. A nord si riattacca alle Curili, e a sud alle Riùkiù.
Il rilievo del Giappone, pur conservando prevalentemente l'orientamento da nord-est a sud-ovest, è assai complesso: verso il Mar del Giappone vi sono numerose formazioni vulcaniche; verso il Pacifico corrugamenti paralleli alle coste, tra i quali si trova il vulcano Fuji-yama, la massima altitudine giapponese (m 3778). I monti sono in generale assai aspri, con fianchi spesso scoscesi e profondamente incisi da faglie e dagli attivissimi corsi d'acqua.
Il Giappone si trova, come l'Indonesia, presso una geosinclinale, un'area cioè di grande instabilità, nella quale faglie grandiose (una, la Fossa Magna, attraversa tutta Honsciù da mare a mare all'altezza del Fuji-yama), eruzioni vulcaniche, terremoti frequentissimi (4-5 al giorno) e spesso disastrosi avvalorano la teoria che fa risalire l'origine dei principali corrugamenti alla presenza di geosinclinali, come quella che nell'oceano ad est del Giappone si sprofonda fino a oltre 10 mila metri e come quelle che presso l'Indonesia, le Filippine e le Antille raggiungono più o meno la stessa profondità.
Le pianure, sono poche e poco estese. L'arcipelago giapponese è situato in un'area monsonica, ma mentre in India e in Cina il monsone invernale è secco, in Giappone arriva anch'esso carico di umidità, perché attraversa il Mar del Giappone che nella sua massima larghezza misura circa 800 km. Perciò le precipitazioni superano in varie regioni i 3-4 metri annui, e in nessuna restano inferiori al metro; esse in inverno cadono prevalentemente sul versante occidentale e d'estate su quello orientale.
Per conseguenza i fiumi, pur non avendo grandi bacini (il più lungo misura 369 km), sono ricchi di acqua in tutte le stagioni. I bacini lacustri sono numerosi, ma il solo notevole è il Lago Biwa, grande il doppio del nostro Garda.
Il clima giapponese presenta pure una sensibile differenza di temperatura tra l'estremo nord di Hokkaido e la punta meridionale di Kiùsciù, che si trovano rispettivamente a quasi 46° e 27° di latitudine. Le correnti marine calda e fredda di Kuro Sciò e Oya Scio accentuano tali differenze.
Il vulcano Fuji-yama (m 3778), dal cui regolarissimo cono l'ultima eruzione esplose nel 1708, è il monte più elevato delle Isole Giapponesi, e il simbolo dell'Impero del Sol Levante.
Cicloni e tifoni della Cina e del Giappone
Cicloni e tifoni sono tempeste che investono in estate e autunno la Cina e il Giappone alla velocità di 150-300 e più km all'ora, e provengono i primi dal continente e i secondi dai mari tropicali.