L'Asia in generale
Sappiamo che politicamente l'Europa continua in Asia con i territori della Russia al di là degli Urali, e l'Asia in Europa con la Turchia Europea. Le due parti del mondo formano del resto un solo continente, l'Euràsia, del quale l'Europa appare come una delle grandi penisole.
Si estende per oltre 44 milioni di kmq, che equivalgono a quasi 1/3 delle terre emerse, quattro volte e mezzo l'Europa, una volta e mezzo l'Africa, più delle due Americhe. Dall'Equatore (che taglia gli arcipelaghi meridionali) al Polo (dal quale le isole Della Terra del Nord distano meno di 1.000 km), la sua immensa superficie si allarga per circa 10 mila km. Ancor più si estende dal Mar Egeo all'Oceano Pacifico, tanto che comprende ben 11 fusi orari. Cosicchè durante l'estate, anche alle medie latitudini, c'è sempre qualche sua terra illuminata dalla luce del sole.
L'Asia è bagnata da tutti e tre i grandi oceani, nei quali si inoltra con numerosi arcipelaghi e grandi penisole, che nel complesso costituiscono circa 1/4 della superficie.
Il Mar Glaciale Artico, che è un mare mediterraneo dell'Oceano Atlantico, sulle coste asiatiche, è poco profondo, il meno ricco di articolazioni e il meno utile al clima e alle comunicazioni del continente perchè è gelato per gran parte dell'anno. Vi si trovano le isole della Terra del Nord, quelle della Nuova Siberia e quella di Wrangel.
La Penisola dei Ciukci chiude da ovest lo Stretto di Bering, attraverso il quale la fredda corrente marina detta Oya Scio (= corrente bianca) entra nel Mare di Bering e nel grande Oceano Pacifico, e fa gelare d'inverno le coste asiatiche fino a sud di Vladivostòk.
Tutta la costa asiatica del Pacifico è bordata da arcipelaghi che, come festoni, delimitano con le penisole molti mari interni: il Mar di Ochòtsk tra la Penisola Kamciàtka, le Isole Curili e l'isola giapponese Hokkaido; il Mar del Giappone tra l'arcipelago nipponico e la Penisola di Corea; il Mar Giallo ad ovest della Corea; il Mar Cinese Orientale a sud della Corea tra le isole Riùkiù e Formosa; il Mar Cinese Meridionale tra le Filippine, Bòrneo, l'Indocina e la Penisola Di Malacca.
Le coste orientali delle Filippine e delle Riùkiù sono lambite dalla corrente calda Kuto Scio (= corrente nera, per il colore azzurro cupo delle acque), che più a nord, mandato un ramo a riscaldare il Mar del Giappone, si dirige verso l'America.
E' dovuta alla sua influenza la differenza di temperatura che si registra tra le coste americane del Pacifico e quelle asiatiche, assai più fredde a uguale latitudine. Lo stesso fenomeno che avviene tra le coste atlantiche europee, riscaldate dalla Corrente del Golfo, e quelle americane lambite dalla corrente fredda del Labradòr.
Lungo le coste delle Filippine si trova una delle maggiori profondità dell'Oceano Pacifico, la Fossa delle Filippine (m 10.540), la quale è però superata dalla più orientale Fossa delle Marianne, di oltre 11.000 m, massima profondità della Terra.
A sud i numerosi mari delimitati dalle Isole dell'Indonèsia, formano il Mediterraneo Australasiatico, che, con il Mediterraneo nostro e il Mediterraneo Americano (Mar Carìbico), costituisce una fascia di aree di grandi perturbazioni (vulcani e terremoti).
Attraverso lo Stretto di Malacca si entra nel terzo oceano asiatico, l'Oceano Indiano, che prende nome dalla grande penisola triangolare col vertice a sud, la quale forma ad est il Golfo del Bengala e a ovest il Mare Arabico. Nel primo si trovano gli arcipelaghi delle Andàmane e delle Nicobàre e la grande isola di Ceylon; nel secondo si aprono ai lati della grande Penisola Arabica due mari interni, il Golfo Persico e il Mar Rosso.
Col Canale di Suez si torna ad un altro mare interno dell'Atlantico, il Mediterraneo, nel quale l'Asia penetra con la Penisola dell'Anatòlia (o Asia Minore) e l'Isola di Cipro. Asiatiche sono anche le sponde meridionali e orientali del Mar Caspio, il più grande lago del mondo, salato e depresso di 28 metri sotto il livello del mare.
L'ardita piramide della Terra Mustagh nel Karacorùm (m 7273) ci ricorda il Cervino, così come tutta la catena ci ricorda le Alpi. Il ghiacciaio Baltoro sulla cui superficie crepacciata si vede in primo piano materiale morenico "galleggiante" sulla lingua glaciale, è uno dei più lunghi del mondo (c. 66 km) ed ha una velocità di oltre 600 m all'anno.
Il rilievo asiatico ha un'ossatura centrale nella serie di alte catene il cui aspetto "giovane" mostra l'appartenenza al corrugamento terziario che innalzò in Europa le catene dei Pirenei, delle Alpi, dei Carpazi e dei Balcani. Le catene asiatiche ne continuano anche la direzione prevalente nel senso dei paralleli, e ora si addensano in immani grovigli di cime altissime coperte di ghiacci perenni, ora si allargano chiudendo all'interno vasti altipiani, in generale aridi, stepposi o desertici.
Da ovest, oltre al Caucaso che si estende dal Mar Nero al Mar Caspio, si hanno le due catene dei Monti Pòntici e del Tàuro che chiudono l'altipiano anatolico. Esse sono continuate a est del nodo armeno, dove si erge il Monte Araràt (m 5165) di origine vulcanica, dai Monti Elbùrs e dall'Hinducùsh e dai Monti Zàgros, rispettivamente a nord e a sud dell'Altipiano dell'Iran. Continuando, i monti che costeggiano il Mare Arabico e si volgono poi a nord con i Monti Solimano, si congiungono con le catene settentrionali nel Pamìr, il "tetto del mondo", dove il Monte Tiric (m 7750) è la prima delle molte altissime cime che caratterizzano le catene orientali più elevate.
Dal Pamìr si diramano le catene del Karacorùm col Monte K. 2 (m 8611 la seconda cima del mondo), quelle dell'Altin Tag e, a sud dell'altipiano del Tibet, quelle del Transhimàlaia, che le alte valli dei fiumi Indo e Brahmaputra separano dall'Himàlaia. In questa sezione più meridionale del sistema, il cui nome significa "sede delle nevi", si erge tra altre cime altissime il Monte Everest (m 8848), il più alto del mondo.
Ad est dell'Himàlaia le catene volgono bruscamente verso sud e costituiscono l'ossatura non solo della Penisola Indocinese, ma anche delle Isole dell'Arcipelago Indonesiano.
Si ricollegano al Pamìr anche le catene più settentrionali del Tiàn-Sciàn con cime superiori ai 7000 metri (a nord dell'altipiano stepposo o desertico del Sin Kiang), dell'Altài (M. Bielukha, m. 4506) i Monti Jablonovi e il Grande Khingàn. A sud di questi ultimi si estende la Mongòlia, nella quale, ad est dell'Altipiano del Sin-Kiang, si trova il Deserto dei Gobi.
Il Tavolato del Deccàn in ere geologiche antichissime faceva parte con l'Africa centro-meridionale, L'Australia e il Brasile di un vastissimo continente, che i geologi chiamano (da una regione indiana) il Gondvana. Questo poi si frantumò nelle minori unità attualmente quasi del tutto spianate dall'erosione e incise dalle acque correnti. Le nuvole sono cumoli.
I monti del Khingàn hanno già l'andamento da nord a sud proprio dei sistemi montuosi non molto elevati che, in tre serie grosso modo parallele, accompagnano le coste del Pacifico e sono l'ossatura dei cordoni insulari sopra elencati. I numerosi vulcani, i frequenti terremoti, le grandi fosse oceaniche sono la prova dell'instabilità di questa zona che in parte è di origine geologica recente.
A nord delle catene che abbiamo descritto si estende il Bassopiano Turànico-Siberiano, piatto nella parte occidentale, dove è solcato da grandi fiumi che allo scioglimento delle nevi allagano vaste zone, ad est dello Jenissei si alza in un altipiano ondulato. A sud-ovest presenta vaste zone desertiche (Kara Kum, Ust Urt, ecc.).
A sud del grande corrugamento centrale si trovano due tavolati: la Penisola Arabica, alta in media 1000 metri sul livello del mare, e il Deccàn (India) alto tra i 500 e i 1000 metri. Tutti e due hanno i bordi rialzati, e sono congiunti al continente da grandi pianure alluvionali (Mesopotàmica e Indogangética).
In complesso l'Asia è, dopo l'Antartide, il continente di maggiore altitudine media: circa 1000 metri, in confronto con i 340 metri dell'Europa e dell'Australia, i 670 dell'Africa e i 720 e 590 delle Americhe Settentrionale e Meridionale.
Per illustrare i climi dell'Asia conviene muovere ancora dal poderoso rilievo centrale. Questo non solo presenta in tutta la sua grande estensione caratteristiche di clima di montagna (e assai rigoroso, in conseguenza dell'altitudine media almeno doppia di quella delle nostre Alpi), ma costituisce un ostacolo gravissimo per i movimenti delle masse d'aria, come è particolarmente evidente nella vicenda stagionale dei monsoni.
Il meccanismo dei monsoni è simile a quello delle brezze, ma ha ritmo annuale e non giornaliero.
Quando d'estate la massa continentale si riscalda, si forma sopra di essa un'area di bassa pressione, verso la quale, anche perché in quella stagione la corrente a getto occidentale passa a nord della barriera himalaiana, risalgono dall'Oceano le masse d'aria cariche di umidità. Ma i rilievi esterni del Deccàn e dell'Asia sud-orientale, e specialmente le prime catene himalaiane le costringono a salire, a raffreddarsi e quindi a scaricare con quotidiane piogge torrenziali tutta l'umidità, lasciandone privi gli altipiani e i bassipiani centrali e settentrionali del continente, dove infatti sono frequenti le steppe e i deserti.
continua...