Le Terre Polari
Come spesso capita, il primo impulso alla penetrazione dell'uomo nelle regioni polari fu di ordine pratico: si cercavano basi di appoggio per le navi baleniere, oppure la via marittima che, eliminata la lunga circumnavigazione dell'Africa o dell'America Meridionale, permettesse il passaggio dall'Atlantico al Pacifico, navigando a nord dell'Asia (Passaggio di Nord-Est) o a nord dell'America (Passaggio di Nord-Ovest).
La ricerca dei passaggi fu lunga, ostinata, eroica e tragica; solo dopo secoli di tentativi si arrivò al successo con due spedizioni svedesi, quella del Nordenskjold (cui partecipò l'italiano Giacomo Bove), che trovò il passaggio di nord-est navigando dal Mar di Norvegia allo Stretto di Bering (1878-79), e quella dell'Amundsen per il passaggio da nord-ovest dallo Stretto di Davis a quello di Bering (1903-1906).
Il Polo Nord venne finalmente raggiunto dall'americano Peary il 6 aprile 1909 e il Polo Sud dall'Amundsen citato sopra, il 14 dicembre 1911. Era così risolto il problema fondamentale dell'esplorazione delle Terre Polari.
L'espressione Terre Polari è in parte impropria, perché per quel che riguarda l'emisfero boreale la maggior parte della superficie della calotta polare è occupata da un mare interno dell'Atlantico, il Mar Glaciale Artico; ai suoi antipodi si trova invece un vero continente, l'Antartide, che occupa una superficie di oltre 14 milioni di kmq, più dell'Europa.
La ricerca dei passaggi fu lunga, ostinata, eroica e tragica; solo dopo secoli di tentativi si arrivò al successo con due spedizioni svedesi, quella del Nordenskjold (cui partecipò l'italiano Giacomo Bove), che trovò il passaggio di nord-est navigando dal Mar di Norvegia allo Stretto di Bering (1878-79), e quella dell'Amundsen per il passaggio da nord-ovest dallo Stretto di Davis a quello di Bering (1903-1906).
Il Polo Nord venne finalmente raggiunto dall'americano Peary il 6 aprile 1909 e il Polo Sud dall'Amundsen citato sopra, il 14 dicembre 1911. Era così risolto il problema fondamentale dell'esplorazione delle Terre Polari.
L'espressione Terre Polari è in parte impropria, perché per quel che riguarda l'emisfero boreale la maggior parte della superficie della calotta polare è occupata da un mare interno dell'Atlantico, il Mar Glaciale Artico; ai suoi antipodi si trova invece un vero continente, l'Antartide, che occupa una superficie di oltre 14 milioni di kmq, più dell'Europa.
Il 21 marzo al Polo Nord (e il 23 settembre al Polo Sud) il Sole compare all'orizzonte (qui sull'arco inferiore) e, senza mai tramontare, ruota sempre più alto fino al 21 giugno (al 21 dicembre al Polo Sud), e poi comincia ad abbassarsi fino a scomparire per sei mesi sotto l'orizzonte, dopo 182 rotazioni complete.
Si noti che in quasi tutta la sfera terrestre agli antipodi vengono a trovarsi zone occupate da terre emerse contro zone occupate da mari; solo la punta meridionale e qualche altra regione del Sudamerica hanno agli antipodi la Cina e le isole dell'Asia sud-orientale, qualche isola dell'estremo settentrione dell'America è opposta All'Antartide, e la Nuova Zelanda è in parte opposta alla Spagna. In complesso non più del 5% delle terre emerse ha agli antipodi un'altra terra.
Durata della luce nella zona polare
Tracciando idealmente delle linee verticali sullo schema, si ha la distribuzione giornaliera delle ore del dì e della notte (e del crepuscolo tra essi) alle isole Svàlbard e nella Groenlandia settentrionale (come, a stagioni invertite, nella Baia di Ross nell'Antartide): alla stagione con molte settimane di luce succede l'altra con lunghi crepuscoli e lunghissime notti. Per lo scarso potere calorifico dei raggi solari che hanno sempre un basso angolo di incidenza e perciò si disperdono su vaste superfici, alle alte latitudini l'estate non riesce mai a diventare calda, mentre l'inverno lunghissimo raggiunge rigori straordinari.
Un bell'esempio di erosione su tenere rocce stratificate nell'Isola Edge (Svàlbard): in alto il modellamento è dovuto agli agenti atmosferici, in basso all'azione del mare.
Il clima delle Terre Polari è caratterizzato dal gran freddo che vi regna perenne, a causa delle lunghe notti invernali e della grande dispersione del calore del Sole, che al Polo non è mai più alto di 23° e 30' sul piano dell'orizzonte. L'inverno dura praticamente otto mesi e l'estate nell'Artico non supera che di poco e di rado la temperatura di 0 gradi; nell'Antartide la temperatura media estiva varia dai 5 gradi sotto zero presso la costa ai 30 sotto zero dell'inverno (e in inverno si superano i 60 gradi sotto zero!) Praticamente l'estate si distingue solo per la lunga durata della luce.
In questa differenza tra Artide e Antartide è da vedersi l'influsso delle masse d'acqua del mare, già molte volte notato. Infatti nell'Artide le terre circostanti il Mar Glaciale hanno temperature inferiori che al Polo e il Polo del freddo si trova a Verkojànsk nell'interno della Siberia, in un punto dove non arrivano più in alcun modo le influenze dell'Atlantico e non ancora delle del Pacifico. Nell'Antartide inoltre, come pure nella Groenlandia interna, la temperatura viene diminuita dall'altitudine e dall'immane coltre di ghiaccio che copre per oltre 2-3000 metri tutto il continente, lasciando spuntare solo le maggiori cime, chiamate nunatak.
In questa differenza tra Artide e Antartide è da vedersi l'influsso delle masse d'acqua del mare, già molte volte notato. Infatti nell'Artide le terre circostanti il Mar Glaciale hanno temperature inferiori che al Polo e il Polo del freddo si trova a Verkojànsk nell'interno della Siberia, in un punto dove non arrivano più in alcun modo le influenze dell'Atlantico e non ancora delle del Pacifico. Nell'Antartide inoltre, come pure nella Groenlandia interna, la temperatura viene diminuita dall'altitudine e dall'immane coltre di ghiaccio che copre per oltre 2-3000 metri tutto il continente, lasciando spuntare solo le maggiori cime, chiamate nunatak.
Le 24 fotografie sono state scattate a intervalli di un'ora, a cominciare dalle cinque, da una località della Norvegia a nord del Circolo Polare. Vediamo in primo piano lo scoglio nero su cui si è appostato il fotografo, il braccio di mare che lo circonda, e in cielo il Sole che sale fino a mezzogiorno, poi declina, ma resta sempre al di sopra dell'orizzonte. Di quanti gradi avrà ruotato la macchina ogni ora?
I rigori degli inverni polari sono aggravati da terribili tempeste di vento, chiamate blizzard, che sollevano nuvole di neve gelata le quali tolgono il respiro e bloccano ogni attività umana.
Non si creda però che le precipitazioni siano abbondanti: nell'annata esse non sono quasi mai superiori ai 200-400 mm. E' difficile calcolarne con esattezza la misura, perché spesso il vento solleva la neve già caduta e la trasporta a grandi distanze.
Le fotografie scattate dall'aeroplano della linea di navigazione che sorvola l'Artide ci mostrano la banchisa come un'immensa distesa compatta bianca di ghiaccio e di neve. Ma essa non è uniforme, né occupa sempre la stessa superficie: solo la parte centrale, tra la Groenlandia settentrionale e le isole più settentrionali dell'America e dell'Eurasia, è perennemente occupata dai ghiacci. Attorno ad essa c'è nell'estate una fascia di mare libero, solcato solo da qualche iceberg. Al cominciare dell'inverno questa fascia si riempie anch'essa di ghiacci e la banchisa arriva fino alle coste meridionali della Groenlandia, si avvicina a quelle settentrionali dell'Islanda, dell'Isola Jan Màyen, di origine vulcanica, appartenente alla Norvegia, delle Svàlbard, pure norvegesi, della Russia e della Siberia e del continente nordamericano, chiudendo nella sua morsa gli arcipelaghi russi della Nuova Zemlja, della Terra di Francesco Giuseppe o di Nànsen, della Terra del Nord, della Nuova Siberia, l'Isola Wràngel, pure russa, e tutte le isole che costeggiano l'America Settentrionale.
La banchisa ha uno spessore variabile tra i 2 metri d'estate e i 4 d'inverno; è frammentata per effetto dei venti e delle correnti marine in lastre e blocchi più o meno grandi, che formano il pack. Questo si cimenta e si frantuma continuamente; le lastre, in uno strepito di tuono si accavallano in collinette alte anche 7-8 metri dette hummock e si separano lasciando liberi canali che cambiano anch'essi continuamente di forma e dimensioni, ora allargandosi, ora restringendosi, ora sparendo nel cozzo dei ghiacci.
Intanto il pack, sotto l'azione dei venti dominanti, si sposta lentamente e va alla deriva a velocità variabile tra i 4 e i 35 km al giorno.
Non si creda però che le precipitazioni siano abbondanti: nell'annata esse non sono quasi mai superiori ai 200-400 mm. E' difficile calcolarne con esattezza la misura, perché spesso il vento solleva la neve già caduta e la trasporta a grandi distanze.
Le fotografie scattate dall'aeroplano della linea di navigazione che sorvola l'Artide ci mostrano la banchisa come un'immensa distesa compatta bianca di ghiaccio e di neve. Ma essa non è uniforme, né occupa sempre la stessa superficie: solo la parte centrale, tra la Groenlandia settentrionale e le isole più settentrionali dell'America e dell'Eurasia, è perennemente occupata dai ghiacci. Attorno ad essa c'è nell'estate una fascia di mare libero, solcato solo da qualche iceberg. Al cominciare dell'inverno questa fascia si riempie anch'essa di ghiacci e la banchisa arriva fino alle coste meridionali della Groenlandia, si avvicina a quelle settentrionali dell'Islanda, dell'Isola Jan Màyen, di origine vulcanica, appartenente alla Norvegia, delle Svàlbard, pure norvegesi, della Russia e della Siberia e del continente nordamericano, chiudendo nella sua morsa gli arcipelaghi russi della Nuova Zemlja, della Terra di Francesco Giuseppe o di Nànsen, della Terra del Nord, della Nuova Siberia, l'Isola Wràngel, pure russa, e tutte le isole che costeggiano l'America Settentrionale.
La banchisa ha uno spessore variabile tra i 2 metri d'estate e i 4 d'inverno; è frammentata per effetto dei venti e delle correnti marine in lastre e blocchi più o meno grandi, che formano il pack. Questo si cimenta e si frantuma continuamente; le lastre, in uno strepito di tuono si accavallano in collinette alte anche 7-8 metri dette hummock e si separano lasciando liberi canali che cambiano anch'essi continuamente di forma e dimensioni, ora allargandosi, ora restringendosi, ora sparendo nel cozzo dei ghiacci.
Intanto il pack, sotto l'azione dei venti dominanti, si sposta lentamente e va alla deriva a velocità variabile tra i 4 e i 35 km al giorno.
l'Antartide è molto più isolata, è sepolta sotto una massa ghiacciata spessa 2-3000 metri, il peso della ghiaccia antartica sembra avere fatto sprofondare tutto il continente, il cui zoccolo continentale infatti si trova alla profondità di 400-600 metri, doppia o tripla di quella degli altri continenti.
a causa dello spessore della ghiaccia, l'altitudine media dell'Antartide è di m. 2600, il triplo del valore medio di tutte le terre emerse. Si trovano inoltre nell'Antartide catene montuose con diverse cime che superano i 4000 metri, tra le quali l'Erebus, vulcano attivo situato su un'isoletta della costa che si affaccia al Pacifico.
Poiché anche l'estate è freddissima, il ghiaccio dell'Antartide non può essere smaltito per scioglimento. Tuttavia esso scende per gravità al mare con grandi lingue glaciali o, più spesso, con tavolati che formano lungo il perimetro del continente una barriera, spesso continua, di centinaia di km. Essa sporge dalle acque per 50-80 metri e si sprofonda in esse per oltre 200-300 metri. Quando per il peso e per i movimenti del mare, il tavolato si frattura, iceberg enormi, con forme meno fantastiche di quelle degli iceberg formati dalle lingue glaciali, ma non meno imponenti, prendono a navigare spinti dai venti occidentali attorno al continente. Spesso essi sono lunghi decine di km.
Anche nell'Antartide è stato constatato un miglioramento della temperatura, a causa del quale la barriera è retrocessa di molti km.
a causa dello spessore della ghiaccia, l'altitudine media dell'Antartide è di m. 2600, il triplo del valore medio di tutte le terre emerse. Si trovano inoltre nell'Antartide catene montuose con diverse cime che superano i 4000 metri, tra le quali l'Erebus, vulcano attivo situato su un'isoletta della costa che si affaccia al Pacifico.
Poiché anche l'estate è freddissima, il ghiaccio dell'Antartide non può essere smaltito per scioglimento. Tuttavia esso scende per gravità al mare con grandi lingue glaciali o, più spesso, con tavolati che formano lungo il perimetro del continente una barriera, spesso continua, di centinaia di km. Essa sporge dalle acque per 50-80 metri e si sprofonda in esse per oltre 200-300 metri. Quando per il peso e per i movimenti del mare, il tavolato si frattura, iceberg enormi, con forme meno fantastiche di quelle degli iceberg formati dalle lingue glaciali, ma non meno imponenti, prendono a navigare spinti dai venti occidentali attorno al continente. Spesso essi sono lunghi decine di km.
Anche nell'Antartide è stato constatato un miglioramento della temperatura, a causa del quale la barriera è retrocessa di molti km.