il pianeta Terra|pagina 2|pagina 3|pagina 4
Il disegno rappresenta schematicamente l'arco percorso dal Sole sull'orizzonte di Roma ai solstizi e agli equinozi. La lunghezza dell'ombra dell'obelisco ricorda la varia dispersione del calore solare.
Le terre situate tra i Tropici sono le più calde della Terra perché il Sole oscilla tra lo zenit (sui Tropici al solstizio, e due volte all'anno nei punti compresi tra essi) e i 43° di altezza e perciò concentra il suo calore su superfici ristrette. Non vi sono però in esso giornate lunghe come quelle delle latitudini maggiori.
Nelle zone polari al 70° parallelo si hanno 70 giorni di sole di seguito, all'80° parallelo 137 giorni e al Polo 189 giorni! Al Polo Sud i giorni di luce continua sono un po' meno (179) perché la Terra in quel semestre è in perielio.
Poiché i giorni brevi cominciano (nel nostro emisfero) già dall'inizio dell'autunno e, dopo l'equinozio di primavera, il caldo non aspetta il 21 giugno per farsi sentire, le stagioni meteorologiche non coincidono con quelle astronomiche, ma le precedono: la primavera secondo i meteorologi comincia il 1° marzo, l'estate il 1° giugno, l'autunno il 1° settembre, l'inverno il 1° dicembre.
D'altra parte durante le prime settimane dopo il solstizio, nonostante che le giornate si accorcino, la temperatura non diminuisce, perché il dì è ancora più lungo della notte, e quindi il calore assorbito dalla crosta terrestre è maggiore di quello irradiato. Analogamente dopo il solstizio d'inverno il freddo continua, anzi aumenta perché il calore assorbito nelle poche ore del dì, vien tutto disperso durante la notte.
Nelle zone glaciali pur essendovi lunghissimi periodi di insolazione, i raggi si disperdono su una superficie troppo vasta per portare un beneficio sostanziale; perciò la temperatura resta sempre bassa. La differenza tra inverno ed estate è però notevole.
Nella zona torrida, invece, il calore è uniforme e abbondante, perché variano poco la durata del dì e l'angolo di incidenza dei raggi solari, i quali concentrano i loro benefici su superfici ristrette.
se pensiamo a tutte le conseguenze di queste varie situazioni della Terra in generale e delle sue zone in particolare, alla varietà delle stagioni, ai venti, alle piogge, alle nevi, al ritmo della vita vegetale ora in rigoglio ora in riposo, al modellamento della crosta terrestre dovuto agli agenti atmosferici, ai sempre nuovi spettacoli della natura, ci convinciamo di quanto l'umanità debba a quel piccolo angolo di 23° 27' . se non ci fosse, la nostra vita e quella della Terra stessa sarebbero del tutto diverse.
Il Calendario
Se la Terra impiega 365g 5h 48m 46s per descrivere la sua ellisse attorno al Sole, alla fine di un anno normale, che è di 365 giorni esatti, non avrà compito un'intera orbita; l'anno dopo si aggiungerà un altro ritardo di quasi 6 ore e così il terzo anno. Il quarto anno, poichè il ritardo è diventato di circa 24 ore, basterà aggiungere un giorno e la situazione sarà ristabilita. Questo ragionamento fu alla base della riforma del calendario voluta da Giulio Cesare: è da allora che il mese di febbraio ogni 4 anni ha 29 giorni e l'anno è bisestile.
Ma 4 volte 5h 48m 46s non fanno 24 ore; perciò col tempo il calendario venne a trovarsi di nuovo in ritardo rispetto alla posizione astronomica della Terra. Per ovviare a questo inconveniente papa Gregorio XIII nel 1582 stabilì che il giorno dopo il 4 ottobre fosse il 15 ottobre. Recuperato in tal modo il ritardo, per evitare la formazione di nuove discordanze, stabilì che da allora in poi non fossero bisestili gli anni che terminano i secoli, eccetto quelli il cui numero è divisibile per 400: il 1700, 1800, 1900 non furono bisestili, mentre lo fu il 1600 ed il 2000. Resta ancora un piccolo margine di errore, ma per alcuni millenni il calendario attuale, che in onore del suo riformatore si chiama gregoriano, non porterà a differenze sensibili.
Non tutti i popoli del mondo, però, usano il nostro calendario. I popoli musulmani fondano il loro sul mese lunare, che dura 29 giorno e mezzo. Perciò i mesi sono alternativamente di 29 e di 30 giorni; l'anno dura 254 giorni, ma undici anni su trenta (anni abbondanti o intercalari) durano 355 giorni. Inoltre essi iniziano a contare gli anni dall'anno della fuga di Maometto dalla Mecca (ègira, 622 d.C.); rispetto al nostro calendario c'è però una differenza minore di 622 anni, per i 10 giorni in meno che durano gli anni: il 1962 era per essi il 1382.
Anche l'anno ebraico è lunare; ma ogni tanto viene introdotto un mese in più per concordare il calendario con la situazione astronomica.
I fusi orari
I fusi orari furono adottati nel 1893 perché ormai gli scambi internazionali si erano fatti così intensi da imporre una regolamentazione comune. La loro base è astronomica: poiché la rotazione avviene in 24 ore, la Terra è stata divisa in 24 fusi comprendenti ciascuno 15 gradi di longitudine (24 x 15 = 360). In pratica, come mostra la cartina, i fusi seguono l'andamento dei confini statali o amministrativi; non sempre è adottata l'ora del fuso, perché prevale in certi casi la ragione economica o politica.
L'Oceano Pacifico è tagliato dalla linea del cambiamento della data. E' noto che i compagni superstiti di Magellano al loro ritorno dal primo avventuroso e tragico viaggio di circumnavigazione della Terra, constatarono che, mentre secondo il loro giornale di bordo era mercoledì, in Spagna era giovedì.
L'errore si spiega se consideriamo che ogni volta che essi da una località erano avanzati di un grado di latitudine verso ovest, si erano venuti a trovare in un punto in cui il sole arriva alla sua culminazione, cioè è mezzogiorno, con un ritardo di 4 minuti sull'ora della località lasciata: moltiplicando 4 per 360 gradi da essi attraversati per compiere il giro della Terra, si hanno 1440 minuti, cioè 24 ore di ritardo. se invece si fossero diretti verso oriente avrebbero avuto non un ritardo, ma un anticipo di quattro minuti per grado e di un giorno completo per l'intera circumnavigazione. un esempio più consono ai nostri tempi può convincerci meglio. Immaginiamo che un aeroplano parta da Roma verso ovest a mezzogiorno e che compia il giro del mondo a tale velocità da sorvolare ogni fuso alla stessa velocità del sole. In tutti i Paesi sorvolati sarà perciò sempre mezzogiorno dello stesso giorno e lo sarà ancora quando l'aviatore prenderà terra di nuovo a Rome. La cosa è manifestamente impossibile perché l'aviatore si è tenuto alla pari col movimento apparente del Sole e perciò sono passate 24 ore. Se la direzione fosse verso est, ad ogni fuso l'aviatore dovrebbe far avanzare di un'ora le lancette del suo orologio: cosicché alla fine del viaggio per il suo orologio sarebbero passate non 24 ore ma 48.
Per evitare questo inconveniente si è stabilito che quando una nave o un aeroplano attraversa la linea del cambiamento di data, se il movimento avviene verso ovest la data aumenta di un giorno (ad esempio sul giornale di bordo si passa dalle ore 10 del giorno 16 giugno alle ore 10 del 17 giugno), se il movimento avviene verso est la data diminuisce di un giorno (e si passa ad esempio dalle ore 18 del giorno 2 maggio alle ore 18 del 1° maggio).